Intervista a Lucio Gatto

Intervista a Lucio Gatto

Ne Il mistero della cattedrale Lucio Gatto crea un puzzle in cui si inseriscono piani narrativi diversi, personaggi storicamente esistiti e altri inventati, vicende accadute in tempi e luoghi tra loro distanti. Bisogna arrivare alle ultime pagine del libro per avere chiaro il quadro d’insieme e i fili sottili che legano uomini e avvenimenti di tempi remoti e recenti.
Il libro si articola in tre parti, la prima ambientata negli Stati Uniti, tra New York e Baltimora, nei nostri giorni. La seconda, a Betlemme (33 d. C.), Alessandria d’Egitto (638 d. C.) e Gerusalemme (742 d. C.). La terza, prevalentemente a Lucca, che conosce una inusitata escalation di omicidi efferati, tutti collegati tra loro.

Lucio Gatto, come nasce l’idea di questo libro?
Dalla conoscenza della leggenda del Volto Santo di Lucca.

Può riassumere la trama in poche righe?
Gli H0d, dopo la morte di Gesù, si costituiscono come setta, ed hanno tutto l’interesse a tutelare il luogo in cui il figlio di Dio venne sepolto. Un professore di storia di Stanford trova dei documenti che divengono oggetto di studio e coadiuvato dalla sua assistente, dà vita alla ricerca. Da quel momento la setta entrerà in azione e il professore sarà la prima vittima.
Dalla California gli eventi si sposteranno a Lucca, dove si trova il Volto Santo e il team di investigatori farà di tutto per contrastare gli H0d ma non sarà per nulla scontato avere la meglio.

Il successo del genere “spy stories teologiche”, cui il suo libro si ispira, deve molto a scrittori come Richard Ben Sapir (autore di The body, da cui è stato tratto l’omonimo film) e Dan Brown. Quanto hanno influito questi autori su di lei?
Ho letto il Codice Da Vinci e mi è sembrato troppo surreale; quindi poco o niente.

Ne “Il mistero della cattedrale” dove finisce la storia e dove inizia l’invenzione?
Le leggende si articolano spesso tra realtà e finzione. Il libro segue questo dualismo che permette allo scrittore, alla voce narrante, di affrontare anche tematiche sociali e politiche dei nostri tempi.

Senza svelare la trama del libro, qual è il suo giudizio sul grado di storicità degli eventi religiosi e sulla possibilità di una loro eventuale manipolazione “ad usum Delphini”?
I vangeli sono testimonianze che raccontano la vita di Gesù ed hanno una valenza storica.
Va anche detto che in quei tempi spesso si facevano avanti eremiti che si autodefinivano figli di Dio, in un momento storico in cui la Palestina era una colonia di Roma e gli ebrei avrebbero voluto un “salvatore”, un uomo che fosse in grado di portare il popolo di Israele alla liberazione. Questi sono i fatti storici, il resto è di attinenza alla religione cristiana e sono dogmi di fede.

Nei suoi romanzi ci sono ambientazioni ricorrenti, come l’università di Stanford e la città di Lucca. Qual è il suo legame con questi luoghi e perché sono diventati lo sfondo dei suoi romanzi?
Sono nato a Lucca, ed essendo una meravigliosa città, insediamento romano nel primo secolo a. C. col suo anfiteatro e lo sviluppo successivo alto medioevale, con le sue mura rinascimentali che la cingono, per uno scrittore è già di per sé fonte di ispirazione. Ad Stanford, ci sono stato.

Il libro ha un finale aperto: pensa di scrivere un sequel?
Sì, ho già pubblicato la Pergamena scomparsa dove compaiono alcuni dei personaggi presenti nel Mistero della Cattedrale.

Il libro mette in scena lo scontro tra il bene e il male, dove però il male – individuato nell’organizzazione criminale che si macchia di orrendi omicidi – svolge una funzione paradossalmente benefica, nella misura in cui perpetua la speranza, o sia pure l’illusione, di un orizzonte escatologico nel quale si inscrive il senso delle vicende umane. Viceversa, il tentativo di strappare il velo dell’illusione o della speranza provocherebbe uno shock culturale e getterebbe l’umanità nel caos. Qual è il messaggio che vuole consegnare ai lettori?
Tutto viene inserito nel classico gioco di specchi nel quale il bene e il male si confondono, assumendo prima l’uno e poi l’altro il ruolo del Bene. Ma l’intento della Setta, il male, è di tutelare l’ordine costituito e l’equilibrio raggiunto attraverso i secoli. Paradossalmente, la setta pur non essendo cristiana, tutela la credibilità e i dogmi della nostra Fede.

L’effigie lignea di Cristo, descritta in questo libro, è al centro di un altro suo lavoro, intitolato appunto “L’enigma del Volto Santo” (2012). Quali sono le analogie e le differenze con l’altro testo?
“L’enigma del volto santo” venne pubblicato dalla Felici editore ed ebbe un discreto successo, poi tutto andò a rotoli quando la casa editrice in questione fu dichiarata Fallita. Appena rientrato in possesso dei miei diritti il libro è stato revisionato in alcune parti e stampato con il titolo odierno.

Dall’idea alla stesura finale, quale iter segue per la scrittura dei suoi libri?
Sono un inguaribile casinista: scrivo, cancello, modifico periodi, e vado avanti, avendo però nella mia testa la linea narrativa da seguire.

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