Il momento delle celebrazioni, si sa, è anche l’occasione per fare memoria, raccontare il presente e lanciare uno sguardo avanti. Dunque, fermiamoci qualche istante a chiacchierare piacevolmente con i tre autori del libro.
Dott. Salvatore Poidomani (presidente Avis della provincia di Ragusa), cosa significa essere un socio donatore Avis?
Significa essere una persona in buona salute che può contribuire, insieme a tante altre persone riunite in una grande associazione di volontariato, alla salute degli altri, praticando la solidarietà con il gesto concreto della donazione e garantendo un prezioso salvavita, il sangue, che non è altrimenti reperibile.
Cosa si sente di dire ai soci donatori e a chi non è donatore?
Ai donatori, ma anche a coloro che non possono più donare per motivi di età o per motivi sanitari, mi sento di esprimere semplicemente un immenso “grazie”, dicendo loro che devono sentirsi orgogliosi di essere soci dell’Avis, essere consapevoli di compiere quotidianamente un semplice ma grande atto di solidarietà verso chi ha bisogno, mostrando altresì attenzione verso la propria salute. A chi non è ancora donatore mi sento di dire, altrettanto semplicemente, di seguire l’esempio dei donatori perché donare fa bene agli altri ma fa bene anche a se stessi.
Perché il “Sistema Integrato Ragusa” rappresenta un modello per l’Avis nazionale?
Perché in Provincia di Ragusa siamo riusciti a costruire un sistema organico di governo efficiente ed efficace per la promozione e la raccolta del sangue, un sistema fondato sulla collaborazione e sull’integrazione tra la rete associativa Avis (che comprende la Sede Provinciale e le 12 Sedi Comunali) e il Servizio Trasfusionale dell’Azienda Provinciale Sanitaria. Esso promuove un’attività donazionale programmata, sicura, utilizzando tecnologie e strumenti innovativi e consente non solo di mantenere l’autosufficienza nella provincia iblea ma di supportare anche altre realtà in cui c’è carenza di sangue.
Si dice che i numeri siano freddi ma aiutano a percepire le dimensioni. Ce ne dice qualcuno?
L’Avis a livello nazionale nel 2021 ha raggiunto il numero di 1.248.145 soci donatori e ha contribuito a raccogliere 1.980.132 unità di sangue.
L’Avis in provincia di Ragusa nel 2021 ha raggiunto il numero di 26.639 soci donatori e ha contribuito a raccogliere 43.748 unità di sangue, con un rapporto di 139 unità/ 1000 abitanti. Si consideri che il fabbisogno di sangue provinciale secondo lo standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 12.596 unità di sangue = 40 unità/1000 abitanti.
Prof. Giancarlo Poidomani, la provincia di Ragusa è la prima in Sicilia per numero di donazioni. Lei da storico, ha voluto scandagliare i secoli per ricercare delle motivazioni che giustifichino questa massiccia partecipazione di soci donatori. Cosa ha trovato?
Alla fine della mia ricerca ho potuto ricostruire la storia di una associazione che partendo dall’entusiasmo e dal lavoro di pochi volontari e da poche decine di donazioni, nel giro di pochi decenni, è diventata una delle più solide realtà del Terzo settore a Modica con migliaia di donatori e di donazioni ogni anno. Oggi l’Avis Modica è una perfetta incarnazione del senso civico, della solidarietà, dell’associazionismo che hanno sempre contraddistinto il territorio della ex Contea.
Ci può dare un accenno sulle cause storiche che hanno fatto nascere e crescere l’associazionismo in Italia e in particolare l’Avis? E poi, che relazione c’è stata e c’è tra l’Avis e la società?
L’Avis nasce in Italia nel difficile periodo tra le due guerre ma si costituisce ufficialmente come Associazione Volontari Italiani del Sangue soltanto nell’immediato secondo dopoguerra. Il vero e proprio decollo si avrà però soltanto negli anni ’70, un decennio di grande fermento e di protagonismo della società civile e del Terzo Settore. L’associazionismo è stato sempre molto forte in Italia, fin dalla nascita delle Società di Mutuo Soccorso alla fine dell’800. Ma è con la nascita della Repubblica che esso diventa uno degli aspetti più caratterizzanti della società italiana. Quando l’inchiesta Mani Pulite travolgerà, alla metà degli anni ’90 del XX secolo, la classe dirigente e i partiti che avevano fondato la cosiddetta “prima repubblica”, l’Avis, come molte altre associazioni, rivestirà un ruolo quasi di supplenza e di sostituzione in quel processo di mobilitazione e di partecipazione alla vita pubblica per migliaia di persone rimaste “orfane” delle grandi narrazioni ideologiche otto-novecentesche.
Dott.ssa Letizia Frasca (psicologa), perché l’Avis Modica rivolge un’attenzione particolare ai giovani?
L’Avis punta a far crescere tra i giovani la cultura del dono e della solidarietà. L’obiettivo che si pone l’associazione non è, infatti, soltanto quello di garantire il raggiungimento dell’autosufficienza ematica, ma anche quello di contribuire alla costruzione del cittadino solidale. E proprio le nuove generazioni sono particolarmente sensibili alle tematiche sociali; sono curiosi, creatori di nuove idee e, inoltre, sono in grado di garantire, in Avis, un ricambio generazionale sia tra i donatori che nella dirigenza. In una parola i giovani siamo il futuro dell’associazione.
Che tipo di attività svolgete con le scuole?
Premetto che la storica collaborazione tra Avis e MIUR è stata riconosciuta dalla firma di un protocollo d’intesa, più volte rinnovato negli anni. Ci occupiamo della stesura e attuazione dei progetti di sensibilizzazione alla solidarietà ed ai corretti stili di vita presso le scuole di ogni ordine e grado, sin dalla scuola primaria, in quanto l’Avis ritiene che trasmettere ai bambini l’importanza del dono, della solidarietà e dell’altruismo vuol dire preparare il terreno alla futura consapevolezza e responsabilità dell’adulto del domani. Ma non solo…l’Avis fa tappa nelle varie classi, anche collaborando con altre associazioni presenti nel nostro territorio, guidati sempre dalla ferma convinzione che la scuola non è soltanto luogo di apprendimento, ma è anche palestra di vita.
L’Avis di Modica ha istituito lo sportello psicologico rivolto al donatore. Qual è la sua funzione?
Lo sportello è nato nell’ambito del progetto “Avis ti ascolta-Avis ti informa” in collaborazione con Fondazione con il sud. Si pone come spazio di accoglienza e ascolto attivo con l’obiettivo di garantire un supporto prima, durante e dopo la donazione.
Alcuni tra gli obiettivi specifici sono: agevolare gli aspiranti donatori e i soci donatori effettivi a superare i timori e le fobie inerenti la donazione del sangue; aiutare il soggetto a modificare eventuali credenze negative o autosvalutanti legati all’inidoneità e, nel caso di sospensione permanente, valorizzare il contributo che il soggetto potrebbe dare all’associazione. Chiaramente il supporto è garantito anche durante la donazione, assicurandosi che i donatori si sentano a proprio agio durante il prelievo.
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