Intervista a Ugo Pisu

Intervista a Ugo Pisu

È da poco uscito nelle librerie la raccolta di poesie di Ugo Pisu intitolata “Io, il cosmo l’utopia”, Otma 2 Edizioni. L’autore, così come nelle altre opere, continua ad usare nei suoi versi uno stile contemplativo capace di accompagnare il lettore in un viaggio fatto di intimità, di riflessione ma anche di immaginazione e cambi di prospettive.

Ugo Pisu, la grande novità rispetto al passato è che nelle sue poesie ha introdotto il Cosmo e con esso i viaggi immaginari verso gli altri pianeti. Affascinante! Ce ne parli…

È un nuovo filone poetico iniziato nel 2015 con la poesia ‘Sulle strade di Venere’, vincitrice di vari premi. L’idea di ambientare scene immaginarie in altri pianeti inesplorati è stata da subito una novità eccitante, perché appaga a pieno l’esigenza di ampliare gli orizzonti e percorrere nuove strade poetiche, evitando di ripetere ossessivamente gli argomenti affrontati nelle precedenti raccolte.

Da dove nasce quest’ispirazione?

Questa ispirazione nasce soprattutto dal mio amore per l’astronomia, una delle mie materie preferite alle scuole magistrali. Dal punto di vista prettamente poetico, l’ispirazione cosmica mi offre il grande vantaggio di fare arte allo stato puro, liberando la fantasia creativa da ogni vincolo e condizionamento.

Andare nello spazio e fantasticare su una possibile vita su altri pianeti potrebbe essere letto come una fuga dalla realtà in cui viviamo?

Deve essere letto come l’insopprimibile desiderio di esplorare altri pianeti, con la speranza che, un giorno non lontano, si possa costruire un mondo giusto e pacifico anche ad altre latitudini cosmiche. Ora, sembra impossibile: ma non possiamo escludere a priori che in qualche punto dell’universo si realizzi questa splendida utopia, fatta di uomini fratelli che aspirano alla purezza di una vita superiore.

Cosa si potrebbe fare sugli altri pianeti di diverso rispetto alla Terra?

Laddove i giorni sono molto più brevi che sulla terra, come per esempio su Saturno, la vita verrebbe organizzata in modo più leggero e meno faticoso, come suggerisco nella poesia ‘ Telefonata Interplanetaria’. Come ben spiega Michele, fratello della Casa dell’Amore, ormai stabilitasi anche su Saturno, questo cambia la prospettiva di vita, con più gioia, meno affanni.

Lei definisce le poesie raccolte in questo libro esotico-planetarie, perché?

Perché immagino viaggi o scene di vita su pianeti lontani o sconosciuti, speriamo ancora per poco. Alcuni viaggi e scene riguardano i pianeti più lontani, perché la distanza e il mistero li rende più affascinanti, perciò, più forieri di suggestioni poetiche.

Nel titolo della raccolta compare il termine “Utopia”; qual è l’utopia che sogna?

L’utopia che sogno è una società giusta in cui tutti gli uomini sono felici e non mancano di nessun bene materiale. In alternativa, come ho esposto nella sceneggiatura “La Casa dell’Amore”, che è anche il titolo della precedente raccolta, sono un microcosmo di fratelli che vivono insieme in armonia aiutandosi reciprocamente, ideale che va oltre le ideologie e le confessioni religiose. Naturalmente, questo mio afflato utopico abbraccia la terra e tutti gli altri pianeti. Di conseguenza, guerre stellari tassativamente proibite!

Quali altri temi tocca nelle sue poesie?

L’amore in tutte le sue sfaccettature, la solidarietà, atmosfere poetiche e ricordi legati ai viaggi, qualche poesia di denuncia, come “Il Giro della Terra”, e argomenti vari.

Un aspetto stilistico ci colpisce: di tanto in tanto tra i suoi versi troviamo delle righe composte esclusivamente da puntini, che valore hanno? Qual è il loro significato?

Lo Stile Contemplativo è uno stile poetico da me creato e adottato nel 1986. Esso abolisce la punteggiatura tradizionale sostituendola con puntini all’inizio o alla fine di un verso. Ma il suo tratto più caratteristico sono le righe di puntini. La presenza di una riga punteggiata, lunga quanto il verso precedente, indica la necessità di fermarsi, di meditare e contemplare quanto è stato appena detto dal poeta.

La sua produzione letteraria è molto ricca, anche di riconoscimenti; a quali opere è legato di più e perché?

La mia prima raccolta è stata “I Fiori del Bene” che io stesso ho tradotto in francese con il titolo “Les Fleurs du Bien”. In quest’ultima è presente “Mars”, la poesia con cui ebbi un riconoscimento a Parigi nel 1986. Oltre a queste raccolte, sono molto legato alla sceneggiatura “La Casa dell’Amore” in cui espongo l’ideale di microcosmo di fratelli che vivono felicemente insieme, prendendo spunto dalle utopie descritte in passato da grandi filosofi, come Platone, Tommaso Moro e Tommaso Campanella.

Ci parli di lei: chi è, cosa fa, di cosa è fatto il suo mondo?

Sono nato a Serrenti, un piccolo paese a 30 km da Cagliari e mi sono laureato in Lingue e Letterature Straniere all’università di Bologna. Faccio lo scrittore a tempo pieno, e oltre a raccolte di poesie, ho scritto anche romanzi come “La Fine del Silenzio”, “Finestre di Luna”. Mi piace viaggiare, la buona cucina e seguo molto lo sport, più di tutti il basket.

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