“Ostentata bontà” è una raccolta di quindici racconti che stanno in equilibrio tra noir e umorismo nero. I protagonisti di queste storie sono persone comuni – potrebbero essere i nostri vicini di casa – che esasperate dalla quotidianità diventano insospettabili assassini di delitti ‘perfetti’.
Marzia, qual è il fil rouge che lega questi tuoi racconti?
Il fil rouge che collega i miei racconti… potrei dire che se ne possono individuare due: il primo è l’ironia, la voglia di suscitare un sorriso; il secondo, più profondo, è rappresentato dalla potenzialità, insita in ciascuno di noi, di saper chiudere in un cassetto della coscienza l’etica, la moralità, il buon senso, il senso di giustizia per poter raggiungere un nuovo status di persona libera e, magari, anche felice. Nessuno può dirsi immune alla possibilità di diventare un assassino a sangue freddo, qualora se ne presentino le condizioni.
I nomi dei protagonisti di queste storie sono tutti desueti: Tolomeo, Gaudenzio, Teodoro, Dirce, Lucilla, Vilma, Isetta. Come mai questa scelta?
La scelta di nomi desueti nasce, da una parte, dalla mia passione per i libri di Andrea Vitali e, all’altra, dal desiderio di recuperare un patrimonio di nomi ormai caduti nell’oblio ma che evocano storie di vite vissute che vorrei mettere in risalto, dare una nuova vita anche se alcuni, inevitabilmente, si macchieranno dei delitti. I nomi li cerco nei cimiteri, leggendo i necrologi e quando mi colpiscono me li annoto. Quando poi, trovo la storia giusta per loro, per me diventano compagni di viaggio indimenticabili.
Qual è il loro profilo psicologico?
I profili psicologici non nascono a tavolino, scientificamente: quando scrivo tutto accade, talvolta anche andando nella direzione opposta a quella che avrei voluto tracciare. Ecco che Tolomeo, Teodoro, Dirce, Aurelia e gli altri sono anti-personaggi, sono donne e uomini. Sono persone normalissime a cui nessuno presta particolare attenzione. Proprio questo basso profilo diventa, nei miei racconti, uno scudo perfetto per le loro malefatte, nessuno immagina il lato oscuro che covano nel cuore, anche se talvolta si dovesse trattare di legittima difesa.
Marzia, da dove hai preso l’ispirazione per i tuoi racconti?
L’ispirazione mi è giunta un giorno per caso, pensando ad una sorta di intercalare usato nel parlato comune in Veneto: “Sono scivolato, stavo per morire!” piuttosto che: “Ho battuto la testa nel pensile: stavo per morire!”: azioni quotidiane che, potenzialmente, potrebbero rivelarsi letali: delitti perfetti fatti in casa. Ne ho approfittato, da scrittrice, uccidendo, solo sulla carta, cognate, suocere, mogli e mariti perfino un parroco!
Quale sarebbe un sottotitolo che ti piacerebbe aggiungere al tuo libro e perché?
Di primo acchito direi: “Nessuno è al sicuro” perché, gli assasini che si incontrano nelle pagine dei miei racconti potrebbero somigliare a persone che ciascuno conosce nella vita di tutti i giorni. La mano sul fuoco non si può mettere più per nessuno, forse. Ce lo insegna, purtroppo, la cronaca nera italiana costellata da persone integerrime e tranquille che prima degli efferati delitti compiuti non sarebbero mai stati considerati colpevoli.
Cosa significa per te scrivere?
La mia passione per la scrittura è cresciuta piano piano: storie scritte e accantonate senza pensarci troppo. Poi però la necessità di scrivere è divenuta sempre più forte e ineluttabile. Scrivere significa entrare in una dimensione diversa dove ogni cosa ha un significato potenziato: un profumo, una foto, la musica, le persone, ne puoi attingere emozioni e sensazioni, pensieri e sofferenze. Non riesco più a farne senza, il tempo si dissolve e mi rende felice.
Quali sono i tuoi autori preferiti?
Leggo molto e cerco di esplorare culture diverse, autori giapponesi, americani da ognuno ricavo un insegnamento. Mi appassionava l’avventura nei libri di Wilbur Smith, i mondi raccontati da Ken Follet, quelli fantastici di Tolkien senza tralasciare i classici italiani da Pavese a Calvino, Flaiano, Pirandello, Andrea Camilleri che mi ha affascinato moltissimo, Isaac Asimov, solo per citarne alcuni: leggo da quando ero bimba e non finirò mai di farlo finché vivrò.
Raccontaci di te. Di cosa ti occupi nella vita, quali sono i tuoi hobby?
Nella vita oltre a scrivere libri, sono giornalista pubblicista e collaboro con il quotidiano “La Voce di Rovigo”, sono amministratore dell’impresa commerciale di famiglia: “Silvia Mode” specializzata in abiti per gli sposi e le cerimonie. Cerco di ricavarmi il tempo per le mie passioni principali: la musica, i concerti, la fotografia, il cinema, il mare, i viaggi e il nostro cane di famiglia: Macchia.
Hai già pubblicato dei romanzi, una raccolta semicomica e autobiografica e questa raccolta di racconti “Ostentata bontà”. Su cosa ti piacerebbe cimentarti nella prossima pubblicazione?
Sto concludendo la stesura di un nuovo libro composto da poesie insolite: “Ode al lupo mannaro”, “Ricordi di scuola” “Uccellaccio” e nuovi racconti, popolati da nuovi personaggi dai nomi desueti: Arcadio, Montepino …non solo noir. Un nuovo progetto che rinsalda la collaborazione con la mia casa editrice Writers Editor e presenterà interessanti novità nell’ambito di collaborazioni artistiche.
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