È disponibile in libreria e negli store online “Leo, l’uomo senza tempo” di Carlo Tedeschi pubblicato dalle Edizioni Dare, un romanzo biografico su quest’uomo e sulla sua opera. Un libro che profuma di vissuto, di fratenità e di Dio. Con piacere, rimaniamo insieme a Carlo Tedeschi per saperne di più su tutti i fronti.
Le chiedo subito uno sforzo: riesce in poche pennellate a darci un’idea di chi era Leo Amici?
Un amico, amico dell’umanità, amico di chiunque incontrasse, ma anche fratello, padre… un amico, un fratello, un padre amorevole e saggio.
Che rapporto aveva con Leo?
Inizialmente ero nella posizione di dover tutto imparare, superando però, con tanta buona volontà, limiti e mancanze; poi accadde la fusione d’intenti, di pensiero, di spirito.
Se fosse costretto a cambiare il titolo del libro, quale sceglierebbe e perché?
Potrei cambiare il titolo in “Leo, il maestro di infinito” perché infinita era la sua sapienza collegata con la grandezza e la perfezione dell’invisibile; oppure, più semplicemente, “Ho visto Dio seduto al bar”. Tanta grandezza, infatti, egli sapeva contenere…
Ci aiuta a comprendere cosa intendeva Leo quando diceva che la fede era veramente «sentita, ragionata, toccata con mano»?
Diceva che la fede “doveva” essere ragionata, sentita, toccata con mano: ragionata perché siamo in grado di ragionare con il nostro cervello su ogni cosa; sentita attraverso le espressioni di Dio; toccata con mano attraverso le Sue evidenze, altrimenti non avrebbe valenza reale, scientifica direi, e potrebbe far vacillare la nostra fede alle prime difficoltà…
Leo a volte diceva «Con me l’impossibile diventa possibile». Sembra un’affermazione presuntuosa. Che voleva dire? E a cosa alludeva?
Alludeva al fatto che il possibile è solo nelle mani di un Essere Superiore che può, però, agire dentro e attorno a noi rendendo, appunto, l’impossibile possibile.
Ci sono testimonianze di guarigioni, cambiamenti di condotta, conversioni o quanto hanno generato nel mondo santi o scienziati, ma anche uomini semplici e donne che, con la fedeltà e la lotta per raggiungere il loro sogno e seguire la loro passione, hanno reso, appunto, l’impossibile possibile.
Il pane quotidiano di Leo era «Dare, dare, dare, senza stancarsi mai». Un atteggiamento che troviamo frequentemente negli uomini e donne che hanno incontrato Dio. Perché Leo ha detto: «Cominceranno a riconoscere il mio personaggio solo dopo 30 anni dalla mia morte»?
Disse così perché il nuovo, il vero, il puro fanno paura a noi uomini ma, proprio perché vero, va ricercato, analizzato, ragionato, vissuto prima di poter credere e accettare e lui, Leo, ti metteva solo nella condizione di usare il tempo a te necessario.
“Il primo verbo che rispetto è la libertà”, diceva; “Non mi devi credere, devi ricercare tu, essere certo tu”, dunque era impossibile con lui credere o lasciarsi convincere o trascinare… occorreva costruirsi autonomia e personalità vere.
Ci parli di Monte Colombo, dell’aria che si respirava e che si respira oggi.
Al Lago di Monte Colombo si avverte un abbraccio che rincuora, anima, conforta, allarga gli orizzonti della mente e del cuore.
Per chi crede è scontato sia l’abbraccio di Dio, per chi è ancora in ricerca o non crede potrebbe essere energia, forza vitale, atmosfera… ma sempre qualcosa è ed è buono.
So che tiene particolarmente al Teatro Leo Amici. Ce ne parli.
Il teatro è un’espressione d’arte e l’arte è il dono, anche ricercato, voluto, della capacità di sintesi, di ciò che l’artista sa assemblare, sintetizzare e mostrare per offrirla alla gente. In particolar modo il teatro coinvolge altri artisti che lavorano, vivono, condividono con te. Attraverso l’espressione del canto, della composizione, della recitazione, della danza (appunto teatro a tutto tondo) tutti, e soprattutto i giovani, hanno la possibilità di esprimersi e per superare, attraverso stimoli forti e autentici, limiti e ostacoli. Eccezionale, no?
Dopo aver letto questo libro una domanda sorge spontanea: perché Leo Amici non è stato proclamato Santo o quantomeno Beato?
Domanda pertinente. Anche il libro, oltre alle migliaia di testimonianze che ho raccolto e conservato, serviranno a questa causa.
Cogliamo l’occasione per chiedere della Fondazione Leo Amici: perché è nata? Di cosa si occupa e quali sono le attività che porta avanti?
È una fondazione riconosciuta nata ricordando la volontà di Leo Amici, affinché nel futuro si potessero salvaguardare gli scopi umanitari e nessuno potesse abusare di ciò che si sarebbe realizzato attraverso il volontariato che ne è stato coinvolto per i nobili fini di pace, amore, e fratellanza.
Le attività riguardano l’incontro e la cura degli anziani come patrimonio di esperienza, cultura e affetti; dei bambini in una qualunque condizione di disagio: sono, infatti, creature da amare per innestare in loro la dinamica del futuro del nostro mondo oltre che bisognose di cure amorevoli per la loro crescita fisica ed emotiva.
Soprattutto si occupa e si occuperà sempre di più della salute morale e fisica delle persone.
Si ha bisogno infatti di un corpo sano, di sostegno se il corpo si ammala, di diagnosi con strumenti scientifici cui è approdata la tecnologia e delle relative cure, anche con il supporto di un’educazione a uno stile di vita sana e producente.
Per giungere, se non alla felicità, almeno alla serenità di poter assaporare, goccia dopo goccia, ogni giorno, la meraviglia del nostro stesso corpo, della natura, di quella vita che brulica di forza e bellezza attorno a noi e di cui, spesso chiusi in noi stessi, ci dimentichiamo.
Meglio aprirsi alla meraviglia del mondo anche quando reagisce male per il nostro male… prima o poi reagirà bene con il nostro bene anche se, per come diceva Leo, solo il sacrificio porta alla “grazia interna” e che siamo qui, appunto, per eliminare il male cui non dobbiamo guardare se ne siamo immersi ma volgere lo sguardo verso il bene, l’amore, perché c’è, se non altro in noi. La nostra stessa anima sa scaturirlo sprigionando il bene.
Leo, l’uomo senza tempo di Carlo Tedeschi, Edizioni Dare
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