- Rassegna Stampa
Firenze, 1445. Nel rumore di una pulsante metropoli sempre più ricca, più viziosa e più audace, la potente famiglia dei Medici ha ormai assunto il dominio della città. I suoi membri sono intenzionati a essere ricordati dalla storia. Questo fine giustifica ogni mezzo: volubili alleanze, ambiziose campagne militari, fantasmagorici progetti architettonici, intrighi e assassinii. E grandiose opere d’arte.
In questo clima nasce Sandro Botticello, figlio di un umile conciatore. È un ragazzo sensibile, con una vena malinconica e un occhio attento. La sua lingua è la bellezza. Fin da piccolo scopre di avere uno straordinario talento per il disegno e la pittura: talento che presto lo catapulterà fuori dalla miseria da cui proviene e direttamente tra le facoltose e feroci famiglie che cospirano contro – o insieme – ai Medici.
Lì la sua penna e i suoi pennelli saranno al servizio delle faide politiche, della diplomazia e delle mode dell’alta società fiorentina. Ed è lì che concepirà alcuni dei simboli più potenti di quell’epoca seducente e violenta.
L’arte di Sandro diverrà presto un diario intimo e segreto del suo secolo, che tramite dee e ninfe, sante e puttane, ritratti di eroi e di assassini, documenterà la gloria e la brutalità dei Medici, la belligerante albagia dei papi, le tendenze persecutorie e populiste di Savonarola e, infine, la propria implacabile ricerca di un dettaglio di pura bellezza nel mezzo del caos che lo circonda.
Johannes Bramante nasce a Roma nel 1990. Il sospetto che la vita e l’esistenza stessa non siano fatte di cose, ma di storie, gli viene da bambino (anche se allora non sapeva esplicitare tale sentimento). Il desiderio di un’avventura lo porta a lavorare a diciotto anni come volontario per la Croce Rossa in Germania e, terminato il servizio di un anno, si iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica Pietro Scharoff a Roma, per vivere più storie possibili sul palcoscenico. Ma presto la curiosità e la fame di un teatro più sperimentale e viscerale lo spingono a lasciare gli studi e ad andare a Londra per frequentare il Central Saint Martins College of Arts and Drama. Rinfrancato dall’esperienza in Inghilterra torna in Italia, dove comincia a lavorare come doppiatore e come attore in numerose compagnie teatrali e in piccoli ruoli in televisione. Ha così la possibilità di lavorare sia nelle gloriose cantine ammuffite del teatro romano, sia sui set di Cinecittà. Entrambi i mondi, però, non appagano il suo desiderio di ricerca artistica comunitaria, il primo perché assolutamente impoverito e pieno di risentimento e il secondo perché ricchissimo, ma schiavo di un consumismo vorace e anonimo. Nel contempo fonda la Compagnia Coturno 15, con l’intenzione di ritrovare e ricomunicare il senso degli antichi archetipi del mito a un pubblico attento. L’esperimento ha successo e la Coturno 15 porta in scena una trilogia sul mito antico, scritta e diretta da Johannes, in molti teatri italiani. Tuttavia dalla costante comunicazione con il pubblico e con un’ampia cerchia di artisti, emerge la necessità di trovare un medium meno effimero dello spettacolo teatrale per mantenere vive e tangibili le storie che fino ad ora ha raccontato sul palcoscenico. Da allora ha cominciato un lavoro solitario: la scrittura di romanzi.
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