Scambiamo con piacere due chiacchiere con Mauro Ferrari per conoscere in particolare i personaggi e gli eventi narrati nel suo secondo romanzo dal titolo “Piccola perla”, una storia dal carattere intimo che porta il protagonista, Elio, a scoprire le sue origini insieme ad una grande verità: il senso della propria vita. Ma egli non sarà da solo: nuove persone incroceranno il suo cammino, come l’anziana Brigida che lo aiuta e lo guida, o la giovane Erica che gli darà del filo da torcere ma con la quale si troverà anche in profonda comunione sotto diversi punti di vista.
Mauro Ferrari, a cosa si deve il titolo del romanzo?
Nel corso della mia vita, specialmente durante la giovinezza, ho raccolto le confidenze di tante ragazze, amiche e compagne di studi principalmente. E così ho scoperto che spesso, oltre le apparenze, nel profondo del loro cuore si celava un piccolo tesoro. Un tesoro difficile da raggiungere ma non impossibile. E questo è proprio quello che capita a Elio con Erica, piccola perla in cerca di opportunità
Il romanzo si apre con la descrizione, prima, e l’acquisto, poi, da parte del protagonista Elio, di una casa signorile. Che ruolo ha questa casa all’interno della storia?
La casa non è proprio signorile, ma un misto tra padronale e rustico agricolo. Per Elio è il luogo dell’anima e, nel risistemarla, placa le sue ferite senza tuttavia dimenticarle. Tra parentesi devo dire che questo è un aspetto vero del racconto. Vale a dire che io ho davvero acquistato e ristrutturato una casa così. La casa dove ora vivo con la mia famiglia. E anche la foto è reale. Da questo parte l’idea del romanzo.
Ad un certo punto Elio decide di cambiare vita. Cosa lo porta a fare questa scelta che implica un allontanamento, mai facile, dalla propria comfort-zone?
Un richiamo. Non è stata una scelta facile per Elio, come non lo è stata per me che ho dovuto subire le critiche di tanti ma, alla fine, dopo oltre trent’anni posso dire che tale scelta ha ripagato tanto Elio quanto me.
Qual è l’impatto della giovane Erica sul nostro protagonista?
L’impatto di un uragano. Erica arriva e sconvolge in un attimo tutta la quiete apparente in cui Elio viveva.
Elio, che è un uomo tutto d’un pezzo, si ritroverà a dover fare i conti con la sfrontatezza di Erica, donna dallo spirito libero… Come gestirà tutto questo?
Con tatto, con tanto rispetto verso gli spazi di Erica e con molta cura. Cura donata senza peraltro mai chiedere alcunché in cambio. E questo ha un impatto notevole sulla ragazza.
Tuttavia, Elio ed Erica arrivano anche a condividere sfere personali delle proprie vite e si riscoprono simili per certi aspetti… Cosa li accomuna?
Entrambi hanno una o più ferite nascoste, ferite che scoprono, magari in modo violento, che possono curarsi vicendevolmente..
Un’altra persona importante nella storia è Brigida. Che ruolo ha?
Amo particolarmente questo personaggio. Per descriverla fisicamente mi sono appoggiato alla figura della mia bisnonna paterna. Ai primi del novecento, ha dato alla luce e portato alla maggiore età ben dieci figli. Una donna carismatica e fuori dal comune che sapeva, appunto, leggere e scrivere in un periodo in cui miseria e analfabetismo imperavano. Dicevano fosse anche molto bella e molto saggia. E infatti nel mio romanzo, la saggezza e la lunga vita di Brigida sono risolutive.
Quali sono i valori basilari su cui è costruito l’intero romanzo?
Lealtà, perseveranza, rispetto per gli altri e per una natura che ci accoglie facendoci da madre, riscoperta dei piccoli valori e infine, ma non ultimo, passione per il proprio lavoro.
A proposito di natura, che legame instaura Elio con la natura e con i luoghi in cui decide di recarsi?
Semplicemente intreccio di radici. Radici la cui profondità è all’inizio è per Elio solo un sentore. Un sentore che diventerà palpabile grazie a Brigida.
In che modo il passato influenza il presente di Elio e le sue scelte future?
Elio ha subito un duro colpo piuttosto presto. Ha perso ciò che di più caro aveva al mondo e il senso di impotenza è stato devastante. Le sue scelte sono state un percorso di rinascita.
Mauro Ferrari ci parli di lei… Cosa fa nella vita e perché ha scritto questo libro e, più in generale, perché ha deciso di scrivere nonostante sia impegnatissimo?
Faccio l’agricoltore. Mi sono lasciato alle spalle anni di studi, una laurea in Scienze Agrarie e un lavoro all’università per mandare avanti l’azienda di famiglia. Posso dire che a me è sempre piaciuto scrivere, più che altro raccontare.
Credo che il tutto sia cominciato durante la mia fanciullezza. A casa mia capitava piuttosto spesso che si riunissero i fratelli e le sorelle di mia nonna paterna. Quando questo avveniva, tutti insieme si mettevano a ricordare episodi passati della loro vita: luoghi, vicende e persone di un tempo non ancora lontanissimo. Io mi perdevo in queste loro narrazioni, quasi fossero favole E poi le trascrivevo a modo mio a scuola, nei primi temi. La mia maestra era entusiasta a spesso mandava poi a leggere i miei scritti nelle altre classi. Tant’è che tutte le insegnanti mi conoscevano.
Poi la vita prende e ti porta via. L’adolescenza, gli studi, le amicizie e quant’altro, hanno poi giocato un ruolo fondamentale nel farmi accantonare questa passione ma, come la brace cova sotto la cenere senza spegnersi, così in tarda età si è riaccesa questa voglia di raccontare.
Una volta qualcuno mi ha chiesto cos’è per me scrivere. Ho risposto che per me è come aprire una porta su un universo in cui ogni singola parola è una nota sul pentagramma della fantasia. Quello che cerco di fare nei miei racconti, è far si che il lettore si senta al centro della scena come se la vicenda si svolgesse attorno a lui e di stuzzicare la curiosità in modo tale che non si veda l’ora di arrivare in fondo per vedere come va a finire.
Nei miei scritti, sia che si parli di brevi novelle, poesie dialettali (perché ho fatto anche quelle) o romanzi, parto sempre da episodi di vita reale per poi volare con la fantasia. Nel fare questo mi piace anche, senza avere la pretesa di insegnare o annoiare, arrivare a toccare qualche argomento di scottante attualità più che altro per indurre il lettore a metterci del suo… a riflettere. Ecco perché ho scritto questo libro e perché, più in generale, scrivo.
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