Finisce l’Era del Carbonio, inizia una nuova glaciazione. Il mondo è picchettato da zone morte e da zone acide. Sopravvivere è lo scopo per capire il senso di tutto ciò, per aggrapparsi alla realtà di un perché e di una risposta.
Queste sono le coordinate in cui si snoda la narrazione di Lino Milita. Essenzialmente un libro di avventura, distopico e allegorico che ha anche una struttura a più livelli.
Addentriamoci subito: come è nato Dentro l’Apocalisse?
Il titolo è apparso nella mia mente nel mese di settembre 2017. Lo scrissi in modo scaramantico il primo settembre. Per tutta l’estate rimuginavo nel cimentarmi una volta per tutte. L’idea originaria, quasi infantile, e limitata rispetto alla trama, risale al 1989. Scrissi primi appunti. Ogni giorno con un diario allegato. Mi fermai. Lo ripresi agli inizi del 2000 e poi del 2009 studiando tantissimo per comprendere concretamente gli argomenti che via via emergevano. Però mi fermai ogni volta, perché risultava un’enciclopedia e non più un romanzo. Nel 2017, dopo tanti anni, e aver scritto per lavoro in ambiti diversissimi, e anche dopo aver pubblicato nel decennio passato un racconto “Tutto sotto controllo. Un corpo allo specchio”, due libri di poesie con immagini “Sogni Sospesi” e “Reciproche Rinascite”, una traduzione in inglese di quest’ultimo “Mutual Rebirths”, alla fine, mi gettai. Il materiale era immenso: era ora di scolpire e togliere ….. me stesso, la mia biografia; denudarmi. Utilizzai il mio modo usuale del poetare: me stesso come un amplificatore e diapason della trama del romanzo. Scrivendo quasi in trance, nell’interpretare fisicamente, e non in modo metaforico, i protagonisti.
Leggendo il libro il lettore ha la percezione che lei abbia portato il nastro del tempo un po’ avanti. Col solo intento di dare alcune coordinate, può dirci chi sono i protagonisti, dove sono e cosa fanno?
È un romanzo corale. Ogni protagonista interiorizza lo stesso mondo che è descritto nel libro. Ognuno di loro è una individuazione dell’Apocalisse, del cambiamento, della mutazione radicale, della consapevolezza di esser limitati rispetto al tutto nel quale si è concretamente immersi. La paura, l’angoscia, il terrore, il nulla: tutto è dentro ogni protagonista. Io posso porre la domanda; io voglio la risposta. Da questa esigenza comprendo la mia limitatezza che mi suggerisce quella nozione di infinito che non so esprimere, perché la sto vivendo.
Ogni nome di un protagonista, come dei toponimi, ha un significato poliedrico: etimologia, simbolo, scopo, allegoria, tratto del vivere umano.
– Alessandro ed Elena: i due grandi leader. Il massimo della potenza delle due Leghe che governano il mondo. Eppure sanno, e lo dimostrano con il proprio corpo, pensiero e azione, che in realtà non abbracciano e non comandano neanche un granello di polvere.
Sara, Paolo, Enrico. I tre reduci delle Armate delle Tranquillità. Coloro che già hanno vissuto l’inferno più freddo, e più fondo. Agiscono dentro l’Apocalisse che è di tutti, anche del lettore, fino alle zone più recondite e ignote di sé.
Bogumil è colui che non vogliamo vedere allo specchio: il tuo “io” adolescente che ti schernisce, perché ancora non hai scritto il romanzo che ti eri promesso dal 1989. Colui che sa guardare il tuo vivere, quello più nascosto, più obliato, dal quale è impossibile fuggire.
Adriano e Veronica. I due generali, l’uno allievo della seconda. Sono i più temuti: governano e incarnano le paure che fondano tragicamente il senso della nostra sopravvivenza.
Eleonora è colei che offre le vie del rivolgimento, attuate dal doloroso e terribile svelamento del senso del vivere.
Vi sono altri protagonisti, spiegati e determinati dalle vicende e dai loro stessi nomi, nei quali vi è il destino incarnato, e quindi lascio la loro sorprendente comparsa durante l’eventuale lettura.
I dialoghi ci danno l’idea precisa dei personaggi e ci aiutano a percepirli. Che lavoro c’è dietro?
Li ho veramente interpretati, anche scrivendo una riga in un giorno, per suscitare un tratto, un gesto. Li ho riprodotti attraverso una mia continua interpretazione e invenzione dei dialoghi, alzandomi dalla scrivania, e recitando a braccio davanti alla finestra o al muro della stanza, come se fossi in un teatro. Muovendomi, alterando il tono della voce, auto ipnotizzandomi nell’immaginare di essere nei loro corpi, sia in quelli maschili sia in quelli femminili.
A proposito dei personaggi, i posti di comando sono ricoperti sia da uomini che da donne. C’è una motivazione a supporto di questa scelta?
Mi è venuto naturale. La speranza, l’orrore, l’odio, l’intelligenza, l’illusione, la domanda di senso è comune a ogni cuore che batte in questa terra. Siamo veramente tutti uguali e capaci di tutto: dal causare il dolore indicibile al suscitare le condizioni di un sentire pienamente felice.
Addentrandoci tra le pagine troviamo tanti riferimenti a tecnologie, processi meccanici, fisici, biologici. Quanto c’è di vero e cosa, invece, è frutto di fantasia?
Questo è il motivo dei tempi dilatati riferiti ai tentativi protratti negli anni. Ho letto e studiato molto, facilitato anche da motivi di lavoro, di studio e di ricerca, ulteriori a quelli letterari. Il romanzo ha un nucleo fantascientifico. Ha la funzione del pedale di avvio, ma tutto il resto, veramente tutto il contorno, è verosimile. I batteri, le tecnologie, i processi descritti, a parte l’idea iniziale, costituiscono strutture reali e operative nella vita di tutti i giorni.
Alcune parole sono scritte in corsivo, perché? Ci vogliono dire qualcosa?
Sono parole chiave. Non è necessario soffermarsi, se non si vuole. Sono opportunità di approfondimento per chi ne abbia la voglia e il tempo. Hanno significati reconditi, facilissimi da reperire, se immessi nelle logiche del romanzo e del titolo. Però, ripeto, il romanzo si può leggere tranquillamente sul divano, senza che la trama ne sia menomata. Queste parole chiave sono cassetti di uno scrigno medievale.
Per un libro di avventura anziché luoghi di fantasia ha scelto posti reali. Come mai?
Perché i posti hanno un significato storico e simbolico reperibile anche da ricerche su Wikipedia se si vuole, ma in certi casi sono emersi come se io fossi stato un rabdomante. Dovevano essere quelli: mi sentivo guidato a scegliere quei luoghi.
Leggendo “Apocalisse” nel titolo pensiamo subito alla fine del mondo, ma sappiamo invece che l’accezione vuol essere un’altra, quella originaria. Ci dica.
Rivolgimento, cambiamento, catastrofe che è distruzione, accrescimento e sviluppo. Lo stesso processo che avviene ogni giorno tra il seme e la pianta, tra il polline e la sintesi effettuata dall’ape. Dalla nascita di un bimbo o di una bimba, da un terremoto, da una glaciazione, da un insignificante, mutamento di un filare galleggiante che comincia a emettere ossigeno nell’atmosfera, creando nuovi evi nei quali ora noi siamo immersi. La caratteristica originaria dell’Apocalisse è la sua integralità: tutto è coinvolto. È l’intero presente a esserne coinvolto.
Come detto, la storia ha anche caratteristiche verosimili in cui si inscrive l’aspetto introspettivo dei personaggi. Potremmo affermare che le domande che si pongono i protagonisti diventano domande anche del lettore?
I protagonisti, tutti, esprimono le nostre domande che escono con un vagito nel primo secondo dal quale siamo usciti da nostra madre, fino all’ultimo istante in cui abbiamo cognizione, prima di compiere definitivamente il nostro cammino.
Se dovesse pensare ad una trasposizione di questo suo libro, cosa sceglierebbe: videogioco o film? E perché?
Ma tutti e due! Avendo anche progettato un mondo con le mappe allegate.
Chiudiamo questa piacevole chiacchierata con una domanda diretta: ci sarà un sequel?
In questi mesi sto studiando e scrivendo molto per me, appunti, note, versi di poesie. Sto riflettendo molto, ma di sicuro non vorrei scrivere in modo manieristico, e con il dovere di seguire una logica meccanica che sia coerente con questo romanzo. Ho mantenuto la promessa a me stesso adolescente. Ora, se dovessi cimentarmi in un altro romanzo, e reprimere l’esigenza di scrivere poesie per convogliarla nella facoltà immaginifica, dovrei incarnare fisicamente, anche con il fecondo dolore emotivo, e la gioia creativa, un’altra individuazione di questa domanda che è del libro e che è correlata all’Apocalisse. E questa domanda non è MIA, ma è di tutti.
Sono in fase di incubazione, dimenticandomi la mia età, coltivando lo spirito di conoscenza e di avventura di me stesso adolescente, nel cercare di rendere il mio “io” un “te” che mi stai intervistando e un “voi” che mi state leggendo.
La stessa domanda del libro ha infinite possibilità di proseguimento. Sta ora a me, con umiltà, rimettermi a nudo e ricominciare… il rivolgimento 🙂
Dentro l’Apocalisse – Quando tutto è già accaduto, Edizioni Vertigo.
Il tuo messaggio è stato inviato!