Intervista a Carlo Tedeschi

Intervista a Carlo Tedeschi

Carlo Tedeschi quali atteggiamenti ha usato nel curare questo libro che ha a che fare con due persone a lei tanto care?
Ho adottato un atteggiamento critico, mettendomi nei panni di chi lo avrebbe letto, e così ho cercato sia nella prefazione che nelle note di chiarire quei punti in cui l’autrice, Maria di Gregorio, non aveva potuto specificare o chiarire momenti, atteggiamenti o situazioni dandoli per scontati perché avrebbe comportato una lettura personale e privata.

Quali difficoltà ha incontrato come curatore di questo libro?
No, non ho incontrato nessuna difficoltà, se non quella di cui parlo nella risposta alla prima domanda.

Nel lavoro di redazione di questi diari ha scoperto qualche aspetto che non conosceva di Leo o di Maria?
Non ho scoperto degli aspetti di Leo o di Maria sconosciuti, ma fatti descritti o parole che vestivano un sentimento, un timore o una sofferenza che non hanno fatto altro che avvalorare la mia conoscenza.

Questi diari raccolgono principalmente gli scritti dei primi anni con Leo. Perché? Cosa è successo in seguito?
In effetti questi diari raccolgono gli scritti dei primi anni.
Li si potrebbero considerare come l’inizio di una gestazione che in seguito ha sviluppato inevitabilmente ciò che era appunto già iniziato e che ha “partorito” quel frutto che è stato la vita di Maria, quella di sua figlia Daniela e la mia in quanto, come ormai si sa, dopo gli anni di questi diari abbiamo formato una famiglia che ha sostenuto l’opera di Leo e realizzato il suo progetto, continuando ancora oggi nel tempo a coltivare il frutto di quel seme primordiale.

Maria ha accettato una missione: quale? E con quale spirito ha compiuto questa scelta?
Maria non ha accettato una missione, l’ha scelta, ed è stata la missione di amare il proprio prossimo curandolo e trasmettendo i suoi sentimenti, i suoi valori e lottando affinché niente potesse scalfire l’eredità spirituale di Leo Amici.
Lo spirito con cui ha compiuto questa scelta è stato uno spirito di sacrificio che, con il calore dell’amore, lei riusciva a trasformare in gioia, entusiasmo, passione e forza d’animo.

Quello di Maria è un punto di osservazione, peraltro privilegiatissimo, della figura di Leo Amici; forse il più intimo, il più alto. E mentre Maria ci narra del maestro indicandoci le sue grandezze, ci mostra con una semplicità disarmante e genuina ciò che lei stessa è diventata: il proprio spessore umano e spirituale. Come e grazie a cosa è accaduto tutto questo?
Chiunque sarebbe potuto entrare in quel punto di osservazione, per lei non era un’esclusiva e desiderava che altri potessero esserle accanto.
Personalmente mi ha aperto sempre quella porta e io l’ho attraversata volentieri.
La sua crescita è avvenuta grazie alla sua volontà. Aveva abbracciato, infatti, una delle verità di Leo Amici: siamo in grado di riconoscere il bene dal male e dunque di soffocare i punti negativi e valorizzare quelli positivi.
Naturalmente questo lavoro su se stessi si può attuare solamente se si arriva alla certezza di Dio, punto di partenza e tappa dell’insegnamento di Leo.

Leo Amici, ad un certo punto della sua vita, disse: «Ovunque nomineranno me, parleranno anche di te», riferendosi a Maria. Qual è il motivo e il significato di questa affermazione?
Ormai Leo aveva visto quanto Maria spiritualmente fosse vicina a lui e lo si può ben capire paragonando queste due figure a Chiara e Francesco, uniti dallo stesso legame spirituale.

Spesso nel libro Maria chiama Leo “mio signore” o anche “padre”. Questi termini possono generare confusione o addirittura prestarsi facilmente ad altre interpretazioni. Ci aiuti a fare chiarezza…
Chiamandolo “mio signore” intendeva definirlo con l’appellativo più alto che conosceva, così con la definizione di “padre” che è più plausibile dato la personalità di Leo Amici.
Comunque sapeva ben distinguere tra questo appellativo e quello dovuto al Signore Iddio cui era approdata nella sua ricerca e che, in qualche modo, le aveva rivelato la personalità di Leo.

Un altro aspetto delicato è quello che riguarda i miracoli… È sempre complicato trattare questo argomento. Ci colpisce però la semplicità con cui Maria ne parla. Ci racconti…
Leo Amici diceva che i miracoli non esistono, eppure sia Maria che io, e centinaia di altre persone, abbiamo assistito a delle guarigioni miracolose…
Lui diceva di limitarsi a proiettare il suo bene, il suo amore e che tutto ciò rinvigoriva l’apparato di difesa del corpo umano, gli anticorpi… Provate a pensarla come a una forza potente o, se volete, a un’energia costruttiva e non distruttiva, stimolante anche per lo spirito che a sua volta può rinvigorire il fisico.

È mai successo a qualcuno tra coloro che erano vicini a Leo Amici di essere etichettati come plagiati? Se sì, come hanno risposto?
È accaduto, per chi ha osservato con superficialità, di fare delle accuse.
Poi, una volta conosciuti sia i soggetti che Leo, si cambiava opinione.
In effetti si dimostrava che Leo Amici era in grado di aiutare, nella realizzazione personale della propria identità, un giovane o di cambiare dal nero al bianco anche un adulto con atteggiamenti negativi, e tutto questo rientra nel primo verbo che lui rispettava: la libertà, perché è nella libertà di scelta che si può raggiungere un miglioramento personale.

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