Riccardo Ferrari ha scritto Gli sperduti della III D. 332 pagine piene di avventura, di storie di ragazzi e delle loro vite familiari, scolastiche ed extra scolastiche, ma anche di mistero, relazioni e sentimenti.
Riccardo Ferrari, iniziamo a fare chiarezza, su quale scaffale delle librerie le piacerebbe trovare Gli sperduti della III D?
Su quale scaffale? Non saprei, anche perché a essere sincero non ci ho mai pensato. Ovviamente sullo scaffale dei romanzi fantasy per ragazzi vista la trama ed i protagonisti, però mi piacerebbe che fosse presente anche in quello per adulti e su quello con testi che trattano sociologia, se non altro perché potrebbe dare dei suggerimenti sul rapporto che potrebbe essere posto in essere dai docenti con gli adolescenti loro allievi e tra genitori e figli.
Come è nato questo romanzo?
Il romanzo è nato per caso, però c’è un evento che l’ha propiziato, ovvero una pizzata tra vecchi compagni delle medie dopo quarant’ anni dal diploma inferiore. Dopo quell’incontro infatti, ce ne sono stati altri e con alcuni di loro per un paio d’anni circa ci si sentiva spesso sui social e i ricordi di quegli anni tra elementari e medie venivano a galla molto spontaneamente e uno di loro un giorno disse: “con tutti questi aneddoti si potrebbe scrivere un libro” e io inviai al gruppo quasi simultaneamente le prime 5 frasi del libro, pari pari come sono nel romanzo. Ecco, da li è partito tutto!
Spiccata è la caratterizzazione dei cinque ragazzi protagonisti. Ce li presenti.
Cominciamo con Fulvio, detto Matitapazza, per via di un episodio tra lui e Fabio detto Rasato. Egli è forse il più estroverso del gruppo, riesce a farsi scivolare addosso tutto, trovando il lato positivo delle cose ed è quello del gruppo che forse ha meno problemi in famiglia, qualche schiaffo ogni tanto, ma in quegli anni era normale. Avendo tirato in ballo Rasato, il prossimo che presento sarà lui: Fabio detto Rasato o Allampanato, per via dei suoi capelli tenuti sempre molto corti e delle sue eccessive caratteristiche di altezza e magrezza. Egli è forse il più introverso e quello che ha la famiglia più problematica, ma su alcune cose importanti ha le idee chiare ed è fermo su alcuni suoi convincimenti e tra questi c’è l’essere altruista portando poi gli altri protagonisti a esserlo. Abbiamo ancora Laura detta Occhiazzurri per via ovviamente dei suoi occhi e Giorgio detto Guascone per via del fare apparentemente presuntuoso. Sono fratelli e qualche problema in famiglia lo hanno anche loro, soprattutto con la madre che ha problemi di salute e li trascura un po’ demandando alla nonna autoritaria la loro educazione e cura. Sono introversi, ma non troppo e hanno una visione diversa della vita, inoltre lei è più peperina. In ultima battuta abbiamo Cinzia detta Caschetto, per via del suo taglio di capelli, sempre lo stesso. È un’esuberante introversa, per questo viene soprannominata anche Maschiaccio. Anche lei ha problemi in famiglia e, contrariamente ai due fratelli che hanno problemi con le figure femminili della famiglia, lei li ha invece soprattutto con il padre che è autoritario e manesco. Lei lo sfida spesso, anche se ne ha paura. La madre, invece vive nel suo mondo fatto di letteratura, ma non tralascia di educare e di curare amorevolmente i suoi figli.
Perché i protagonisti sono dei ragazzi di scuole medie inferiori? In fondo avrebbe avrebbe potuto scegliere degli adolescenti veri e propri o dei ventenni.
Trovo questa domanda spiccatamente aderente al romanzo. Ha ragione! La trama, con qualche aggiustamento potrebbe avere come protagoniste anche le categorie che lei ha menzionato, poiché le problematiche dei rapporti con i genitori, con gli insegnanti e con i propri coetanei, purtroppo, riscontrano ancora oggi e forse ancor più in questi ultimi anni, molte difficoltà e le discriminazioni di qualsiasi genere, sono ancor più accentuate. Per rispondere però più precisamente alla sua domanda, ho scelto come protagonisti degli adolescenti delle medie inferiori perché molto aderenti allo spunto che mi ha spinto poi a scrivere il romanzo che, come già detto, è sopavvenuto dopo aver rivisto i compagni di elementari e medie.
Senza volerla spingere a dire troppo ma che tipo di avventure vivranno i ragazzi?
I protagonisti vivranno alcune avventure verosimili, alcune fantastiche e anche alcuni episodi di vita di classe, che si svolgono durante le lezioni di alcune materie scolastiche in cui metteranno in evidenza le carattetistiche principali del gruppo, ovvero il rispetto reciproco e degli altri, accettandosi e accettando le differenze tra i loro compagni, spronandosi e spronandoli a credere nelle proprie capacità. In ogni episodio raccontato il filo conduttore sarà sempre il rispetto degli altri e l’aiuto di chi si trova in difficoltà, cercando di creare le condizioni in cui i vari personaggi in difficoltà riescano ad uscirne con le proprie forze, ove questo fosse possibile.
Che ruolo svolge nel racconto l’elemento fantastico, magico diremmo, che ha inserito?
Ho inserito l’elemento inspiegabile, quindi fantastico, per creare un motivo di forte aggregazione nel gruppo dei 5 protagonisti principali, poiché penso che non ci sia nulla di meglio di un segreto da custodire che leghi maggiormente degli adolescenti, a maggior ragione, se rende il gruppo di cui fanno parte, un punto di riferimento per gli altri e conferisce ad esso delle caratteristiche magiche. L’elemento falotico poi, è super partes, non fa favoritismi tra i componenti, li rende e li fa sentire uguali, pur conservando le peculiarità personali di ognuno dei ragazzini e poi, proprio perché fantastico e magico non viene confrontato con i genitori, perché non ne da modo e non c’è il motivo di farlo, poiché esso è un’altra cosa, non è umano e non può perciò sbagliare, mentre gli uomini possono, anche se spesso non se ne rendono conto, credendo anzi di fare il bene degli altri commettono, forse, il peccato più comune degli adulti verso gli adolescenti, ovvero la superbia.
Se lei avesse le ultime tre copie, a chi le regalerebbe?
Le ultime tre copie a chi le regalerei… Beh, considerato che le avrei già date ai familiari e ai conoscenti, probabilmente le regalerei a chi, a mio avviso, facesse sue le caratteristiche di accettazione del prossimo senza avere chiusure pregiudiziali, aiutandolo a credere in se stesso, quelle stesse poi che vengono messe in luce nel romanzo o anche, a chi avesse difficoltà a credere che non tutte le persone ce l’hanno con lui/lei. Il motivo sarebbe da ricercare nel fil rouge del libro, ovvero confermare a chi già crede in queste idee, che sono valide e, viceversa, a chi ne dubita, per svariati motivi, che sono vincenti nel rapportarsi con gli altri, spronandoli a credere nelle loro capacità personali.
Dunque questo è un libro destinato non solo ai ragazzi ma anche agli adulti. Quali lezioni possono apprendere gli uni e gli altri?
Sono d’accordo con lei, questo è un libro che potrebbe essere interessante, oltre che per i ragazzi anche per delle persone adulte, però non penso possa dar lezioni di vita, non ne ha la presunzione. Credo però che possa far riflettere gli uni e gli altri su alcuni aspetti del rapporto tra le due generazioni, soprattutto tra genitori e figli e tra insegnamti e studenti, poiché in più occasioni, durante la lettura del romanzo ci si imbatte in queste problematiche e forse, sapendo leggere tra le righe, a volte neanche tanto profondamente, si possono trovare le soluzioni proposte nei vari episodi, su come risolverle positivamente per gli uni e gli altri protagonisti.
Chi la conosce troverà sicuramente dei suoi tratti biografici disseminati nei vari personaggi. Come si sente dopo aver messo per iscritto un po’ di sé nel libro?
Credo che in tutti i romanzi ci siano dei tratti biografici degli autori in uno o più personaggi presenti nei racconti da loro scritti e quindi io non ho fatto eccezione.
Ovviamente sono tratti personali e aneddoti che sono stati romanzati, quindi distanti dalla realtà, ma le emozioni descritte e alcuni tratti caratteristici dei vari personaggi che si susseguono nei vari episodi sono molto vicine a quelle provate mentre le scrivevo e per molti versi, averle scritte mi ha aiutato a superare alcune negatività che avevo accumulato in quegli anni verso alcune persone con cui ho avuto rapporti più o meno stretti.
Ci permetta uno sguardo nell’intimità per il quale non le chiediamo nulla affinché sia lei a dire ciò che desidera senza un’indicazione precisa: troviamo che la dedica del libro sia di una tenerezza sconfinata, semplice e disarmante.
Lei, nella parte finale della sua considerazione, ha usato degli aggettivi che praticamente hanno definito mia moglie nel suo aspetto migliore del carattere e mi fa piacere che chi la legge possa, come lei, trarre questa bellissima conclusione, perché è quello che volevo far arrivare alla compagna della mia vita e ai lettori del romanzo.
Gli sperduti della III D di Roberto Ferrari, Book Sprint Edizioni.
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