L’editing è un processo di revisione strutturale che migliora la qualità di un manoscritto, prima che lo stesso finisca sulla scrivania di un potenziale editore o sia auto-pubblicato. Revisione strutturale vuol dire che il testo è sottoposto a una verifica che rileva, per esempio, eventuali incongruenze narrative, l’efficacia e coerenza della trama, la verosimiglianza dell’ambientazione e la coerenza dei personaggi, il punto di vista, i dialoghi, ecc... Al fine di migliorare lo stile del manoscritto, suggeriamo le espressioni più efficaci e segnaliamo eventuali espressioni deboli e registri linguistici non appropriati.
A differenza dell’editing, questa fase non interviene sulla struttura del testo, ma solo sulla sua correttezza formale. Essa consiste nel correggere gli errori di battitura passati inosservati all’occhio dell’autore, nell’eliminazione delle incertezze sintattiche, nella revisione ortografica, grammaticale, sintattica, lessicale, della punteggiatura e della formattazione secondo le norme editoriali previste.
Spesso gli editori chiedono una scheda di valutazione del testo, in alternativa o insieme al manoscritto. Si tratta di una scheda nella quale sono messi in luce i punti di forza e di debolezza del testo e sono analizzati lo sviluppo narrativo, lo stile, la costruzione dei personaggi, le ambientazioni e il registro linguistico. Sulla base di ciò che è scritto nella scheda, decideranno se il manoscritto rientra nelle loro linee editoriali o meno.
Vuoi scrivere un libro ma non sai da dove partire? Magari si tratta di raccontare la storia della tua vita, di quella della tua famiglia o della tua azienda, ma ritieni di non avere gli strumenti né il tempo per farlo? Il ghostwriter (letteralmente “scrittore fantasma”) è un professionista che lo scrive al posto tuo, ma il suo nome non compare accanto a quello dell'autore.
Tutti abbiamo un piccolo “capitale biografico”. Fatto di storie di vite vissute. Di racconti emozionanti d’altri tempi, tramandati dal nonno davanti al caminetto. Di microstorie, ricordi e memorie familiari, custodite tra le pagine ingiallite di un diario o sotto la polvere che ricopre l’album di famiglia. È un patrimonio individuale ad alto potenziale narrativo. Ma quasi mai diventa un racconto organizzato in forma di testo. Ed è un peccato. Perché voci e ricordi si affievoliscono e si perdono con il trascorrere degli anni. Da qui – memorabilità, potenziale narrativo e labilità della memoria – nasce la proposta di storie familiari. Obiettivo: fissare su carta il viaggio attraverso la vita di generazioni di uomini e donne comuni. Generazioni che non troveranno posto nei volumi di Storia, ma che tuttavia sono gli antenati, gli avi da cui discendiamo. La narrazione soddisfa alcune esigenze profonde dell’uomo, come il bisogno di collocarsi in un orizzonte di senso, di mettere assieme i frammenti sparsi di un’identità, il senso di appartenenza a una famiglia o a una comunità. Raccontare in un libro queste vicende significa non solo metterle a disposizione delle prossime generazioni, ma lavorare sull’identità dell’individuo costruendo un ponte tra passato, presente e futuro.
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