Incontriamo un viaggiatore con la “V” maiuscola: Francesco Mariotti, imprenditore, esploratore e autore del libro “Il viaggiatore della vita”. In questo emozionante volume, Francesco racconta la sua avvincente esperienza personale con la fibromialgia, una malattia definita cronica e incurabile. Un viaggio di otto anni che lo ha portato, attraverso sfide e momenti di sconforto, a conquistare la guarigione.
Francesco, come nasce il libro “Il viaggiatore della vita”?
L’idea del libro nasce sin dagli inizi di questo che definisco “il mio più incredibile viaggio”, quando ancora me ne stavo chiuso in casa distrutto dal dolore, fu una folgorante intuizione che mi attraversò in un caldo giorno d’estate. Quel dolore non poteva restarsene sigillato ma doveva trovare il modo di venire convogliato fuori, altrimenti non avrebbe fatto che ingigantirsi e alimentare nuovo dolore. Sentivo che mi stava accadendo qualcosa di grandioso, che stavo vivendo un’avventura dolorosa ed estremamente faticosa ma al tempo stesso unica e sorprendente, un viaggio che giorno dopo giorno continuava a trasformarmi, regalandomi ogni volta nuove consapevolezze. Volevo lasciare un segno di questo viaggio, trasformando il mio dolore in un libro che avrebbe sancito la mia guarigione. Non persi un solo istante a domandarmi se fosse o meno la cosa giusta da fare. All’improvviso sapevo chiaramente quello che sarei diventato e come quell’esperienza mi avrebbe fatto evolvere, vedevo il percorso nei minimi dettagli e avevo l’assoluta certezza che sarei guarito, anche se ancora ignoravo come.
Sei molto affezionato alla frase “Perché un viaggiatore del mondo lo ero da molti anni, ma un viaggiatore della vita dovevo ancora diventarlo”. Spiegaci, come è avvenuto questo passaggio?
Fin dall’inizio ho vissuto la mia esperienza attraverso la malattia come un viaggio affascinante alla scoperta di me stesso, un’avventura sorprendente che mi ha permesso, dopo mille peripezie, di tornare a casa come un folle viaggiatore con una bellissima storia da condividere col mondo.
Vederla in questo modo mi è stato di grandissimo aiuto. Tutte le mattine mi alzavo intento a raggiungere una nuova metaforica tappa per poi subito ripartire. Non mi sono mai sentito davvero un ammalato, ma un viaggiatore eroico alle prese con una serie di prove faticose, da accettare con umiltà prima e poi provare a superare con coraggio. Se stavo vivendo quelle difficoltà non era colpa mia, non del tutto per lo meno, ma di certo era mia responsabilità risolvere i problemi che le avevano originate così da tirarmi fuori da quel gran casino in cui mi trovavo.
In che modo hai trasformato la sofferenza in un’opportunità per la crescita personale e la comprensione profonda di te stesso?
Vedendo ogni cosa che mi accadeva, dentro e fuori di me, in un’opportunità da sfruttare a mio vantaggio. Gradualmente mi sono trasformato nel più spietato dei cecchini che aspetta al varco ogni sintomo ed emozione per capirli e sfruttarli, ho costruito nuovi strumenti per trasformare le paure in trampolini, il dolore fisico in un instancabile alleato.
Volevo indietro la mia vita ed ero deciso a riprendermela.
Ogni volta che incontravo il mio dolore fisico, mi aiutavo con la mente. Scendevo dentro, mi osservavo con coraggio e fatica immensa, sentendo con chiarezza che l’unica cosa davvero utile che potessi fare in quel momento era abbandonare le vecchie modalità di reazione e gli schemi dannosi di pensiero, trasformare i vecchi condizionamenti in nuovi motori propulsori.
Hai avuto dubbi o esitazioni nel rivelare aspetti così intimi della tua vita in questo libro (che tra l’altro è stata tra i bestseller di categoria di Amazon per una settimana intera), consapevole che potrebbe ispirare e influenzare la vita di altre persone?
Sinceramente all’inizio non ci ho nemmeno pensato, i numeri delle vendite non erano e non sono una priorità, sento che questo libro arriverà in qualche modo a chi deve arrivare. Il voler tendere una mano e provare a rispondere collettivamente a quante più persone possibili, attraverso la condivisione della mia storia, è stata una spinta notevole: un puro atto di amore più forte di qualunque cosa. Poi, quando mi sono reso conto di averlo fatto davvero e che la mia storia stava arrivando in mano a tante persone, un po’ di timori e titubanze sono arrivati e più di una volta mi sono domandato “ma chi me l’ha fatto fare?”. Il tantissimo amore che sto ricevendo, attraverso feedback a dir poco meravigliosi che mi stanno arrivando dai lettori, ripaga di tutto alla grande e fa scomparire ogni dubbio.
Come descriveresti il ruolo della scrittura nel tuo percorso di guarigione e cambiamento personale?
In questo percorso la scrittura è stata la mia più grande alleata, l’arma segreta del guerriero che si appresta a vincere la sua battaglia. La scrittura era una mia vecchia passione che da tanti anni avevo riposto in un nascondiglio dentro me. Chi lo avrebbe mai detto che a farmi riprendere la penna in mano non sarebbe stata una nuova vampata del vecchio fuoco ma, al contrario, l’apparente assenza di ogni parvenza di fiammella. Mai e poi mai avrei pensato che a farla riemergere dal suo nascondiglio sarebbe stata la malattia, un qualcosa che inconsciamente avevo sempre considerato l’antitesi stessa del processo creativo.
In questo tuo viaggio eroico, oltre alla penna, quali altre armi – risultate poi vincenti – hai imbracciato?
Un’altra arma potentissima è stata l’ironia. Ho sempre cercato di tenere l’umore alto. Anche nelle giornate più buie mi dedicavo con grande meticolosità all’arte dissacrante della presa per il culo verso me stesso, che applicavo in particolare quando mettevo in atto meccanismi limitanti che alimentavano il disagio. Mi prendevo in giro, scherzando anche sulle cose che apparivano tragiche, fino a trasformarle in un paradosso tragicomico. Grazie all’ironia ho ritrovato anche la leggerezza che gradualmente è tornata a prendere il posto del pesante macigno di dolore fisico.
Ma se sono diventato un viaggiatore della vita è stato anche grazie a straordinari incontri che ho fatto lungo il cammino, a meravigliosi professionisti e al sostegno costante ricevuto dalla mia famiglia e dai miei amici. Senza loro questo viaggio non avrebbe avuto lo stesso senso e probabilmente si sarebbe arrestato al primo passo sotto il peso devastante della sofferenza.
Nel libro parli di un cambio radicale di prospettiva sulla connessione tra mente e corpo. Quali sono stati i momenti cruciali in cui hai compreso questa interconnessione?
Per me è stato importante capire che dovevo tagliare tutti i fili che mi tenevano annodato al dolore. Sono andato a eliminare le cause del disequilibrio, sfiammare il corpo, disintossicarlo e liberarlo dalle abitudini malsane legate alla sofferenza. Ma, oltre a spurgare il corpo, è necessario interrompere il loop dei pensieri tossici. Questo complesso lavoro sulla mente deve avvenire di pari passo con quello fisico, perché mente e corpo sono parti dello stesso sistema e non può esserci una vera riprogrammazione se non si lavora sull’insieme. Non avrei raggiunto certi risultati se non mi fossi preso cura di me su tutti i piani.
Fondamentale è stato il cambio di prospettiva sul dolore e la malattia, un nuovo punto di vista in cui il disagio fisico non è più un ostacolo ma uno strumento per la propria evoluzione.
Ho capito molto presto che se volevo guarire dovevo smettere di combattere quello che mi stava accadendo e iniziare ad accoglierlo, lasciare andare l’attaccamento al risultato da conseguire e concentrarmi sul presente, su ogni singolo passo, proseguendo con fiducia in me stesso e nella vita.
Non è un processo semplice, ma credimi, vale tutto il sudore speso.
Sono profondamente grato per tutti i cambiamenti che ho effettuato su di me e a partire da me, perché, se non ci fossero stati, adesso non sarei qui a parlarne.
Quali sono gli strumenti pratici che ritieni più efficaci per la gestione della salute, basati sulla tua esperienza personale e sulla ricerca svolta?
Nel libro cito diverse pratiche che ho adottato, pratiche che mi hanno aiutato a disintossicare il corpo e a curarlo, ma anche strumenti per individuare e poi sanare ferite emotive irrisolte, il convertire credenze depotenzianti in potenzianti e altre pratiche utili come la visualizzazione e la gratitudine. Verso la fine del volume ho messo anche un vero e proprio elenco puntato di tutti quegli aspetti importanti, in particolare riferiti alla sfera emotiva, che mi sono annotato durante l’ultimo anno di “ritorno dal viaggio”, che credo possano essere utili a tutti coloro che hanno a cuore il proprio benessere.
Oltre alla tua storia personale, quali messaggi chiave vorresti mandare al lettore intenzionato a fare un percorso simile e che si trova alle prese col dolore cronico di varia natura?
Io non sono nessuno per dare consigli ma di sicuro sappi che dovrai metterci tutto il tuo impegno se vorrai ottenere risultati. I sintomi spesso possono anche essere simili da persona a persona ma le cause che li scatenano totalmente diverse.
Ad ogni modo, il mio è un invito a non fermarsi, non importa da quanto tempo ci stai provando e non importa se ancora non hai ottenuto risultati tangibili, perché nessun viaggio è uguale all’altro. Forse adesso vedi solo la salita ma dietro quella curva potrebbe esserci l’inizio della discesa. Io non ho nulla di così speciale ma se ho raggiunto traguardi che un tempo sembravano impensabili è stato grazie alla mia costante dedizione e ancora di più alla volontà, mai venuta meno, di andare oltre quello che leggevo e sentivo, ascoltando con fiducia le mie sensazioni su quello che poteva essere utile alla mia guarigione. Trova i professionisti più giusti per te, evita il fai da te ma fidati sempre di quello che senti te.
Non dico che sarà una passeggiata, perché non lo è.
La mia guarigione è il frutto di una cura su corpo, mente e spirito, supportata da una smisurata fiducia nella vita.
Info:
Il viaggiatore della vita
Francesco Mariotti
www.ilviaggiatoredellavita.com
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